L'architettura scolastica nel Cantone Ticino,
1945-1980

Seminario a cura di Matteo Iannello
14 maggio 2018
Università della Svizzera italiana, Accademia di architettura
Palazzo Turconi, aula T 1.02, ore 14.00
Seminario promosso da: Archivio del Moderno, Accademia di architettura – USI

Nell’ambito del progetto di ricerca triennale “L’architettura nel Cantone Ticino, 1945-1980”, finanziato dal FNS – Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica e diretto da Nicola Navone, il 15 maggio 2018 si è tenuto un seminario di studio incentrato sul tema dell’architettura scolastica nel Cantone Ticino, a cura di Matteo Iannello, ricercatore post-doc FNS all’Archivio del Moderno dell’Accademia di architettura, Università della Svizzera italiana.

Dal dopoguerra in poi, in particolar modo fino alla fine degli anni Settanta del Novecento, l’architettura scolastica nel Cantone Ticino ha rappresentato un banco di prova ed un campo di azione privilegiato per un’intera generazione di architetti ticinesi disposti a confrontarsi – anche attraverso la pratica del concorso d’architettura – su un tema progettuale che sollecitava nuove soluzioni e offriva un ampio margine di sperimentazione sulla scorta delle istanze didattiche e sociali che si stavano affermando dopo lunga gestazione.

Il seminario si propone di ricostruire le ragioni storiche, sociali e architettoniche di un fenomeno considerato nel suo insieme, anche in relazione al contesto e alle coeve esperienze architettoniche svizzere ed europee. In questa prospettiva di lavoro e ricerca, il seminario è dunque pensato come un’occasione di confronto e un momento di verifica dello stato degli studi in corso attraverso tre relazioni di apertura, cui seguirà una tavola rotonda intesa come momento di dibattito e riflessione.

Marco Di Nallo - La funzione comunitaria degli edifici scolastici: l’esperienza elvetica

La scuola è un luogo sociale per eccellenza: nel corso del XX secolo, in seguito ai cambiamenti che lo caratterizzano, la vocazione comunitaria dell'edificio scolastico diventa sempre più importante.
Collocata spesso al centro del quartiere, la scuola diventa uno spazio di relazione e riflette aspirazioni e ideali di una collettività. Il presente contributo offre una panoramica sulle questioni che a partire dagli anni Cinquanta animano il dibattito sulla relazione e l’integrazione tra attività didattiche e attività ricreative e sulle ricadute nella spazialità dell'edificio scolastico e nel suo rapporto col tessuto urbano. A prescindere dal vocabolario dei diversi architetti e dalle diverse soluzioni, la scuola si rivela in questi anni come parte della vita pubblica e come espressione di una società democratica che si interroga costantemente sul principio di partecipazione. L’architettura scolastica non rappresenta soltanto la scenografia di un microcosmo sociale che anticipa quello più ampio dell’età adulta, ma interpreta di volta in volta una determinata concezione di spazio pubblico.

Matteo Iannello - Due progetti di Alberto Camenzind: il Ginnasio di Bellinzona e la Casa dei Bambini di Morcote

«Le scuole costruite in Ticino tra il 1950 e il 1980 sono frutto di un incontro, in un momento particolarissimo, di molte energie e, in particolare, di due pulsioni molto diverse tra loro ma convergenti verso un obbiettivo comune: quello di rinnovare e migliorare la qualità dell’insegnamento». Partendo dalla riflessione di Aurelio Galfetti e sulla scorta di uno studio sistematico dedicato all’esperienza scolastica nel Cantone Ticino attualmente in corso, il presente contributo costituisce un primo affondo su due architetture, una costruita ed una rimasta su carta, di Alberto Camenzind e Bruno Brocchi. Si tratta nello specifico del Ginnasio di Bellinzona (1954-1958) e della Casa dei Bambini di Morcote (1958-1959), due opere appartenenti a quello che Paolo Fumagalli ha ritenuto essere per l’architettura scolastica il “periodo di formazione”.

Ilaria Giannetti - La XII Triennale di Milano: l’architettura per la scuola nel dibattito sull’industrializzazione edilizia in Italia

1947 il Ministero della Pubblica Istruzione pubblica una “Rilevazione Nazionale sullo stato dell’edilizia scolastica”: il numero di aule distrutte dalla guerra si somma drammaticamente alla necessità di dotare il paese di nuove scuole per garantire l’obbligo all’istruzione elementare (1946).
Nel 1951, Bruno Zevi presenta al convegno “Scuola e Guerra” l’urgenza di affrontare il problema attraverso la pianificazione. Il 20 novembre dello stesso anno è costituita, in seno al Ministero della Pubblica Istruzione, una commissione di tecnici con poteri operativi nella progettazione dei nuovi edifici (Servizio Centrale Edilizia Scolastica).
La sperimentazione si avvia con un gruppo di “scuole di emergenza”, da realizzarsi con sistemi costruttivi industrializzati: l’edificio-scuola rinnovato dalle teorie pedagogiche  costituito da spazi modulari, trasformabili, unità aggregabili nel tempo  si presta, “per genere”, all’uso di sistemi costruttivi prefabbricati e “tipizzati”. Nel 1959, però, “Il Piano di Sviluppo della Scuola” è ancora un disegno di legge e, al dibattito teorico, non è seguita alcuna realizzazione. Così, per supportare l’avvio di una rinnovata pianificazione, nel 1960, la Triennale di Milano dedica la sua XII edizione alla scuola: è la rara occasione di un confronto tra la cultura architettonica dominante e il dibattito sull’industrializzazione edilizia.
La ricerca è stata condotta nell’ambito del dottorato in “Ingegneria edile: architettura e costruzione” dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.